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A proposito di Sergio Rendine

 

Sergio Rendine nasce a Napoli nel 1954 da Furio Rendine e Anna Papaccio.

La sua è una famiglia di musicisti. Il padre, allievo di Francesco Cilea, è un celebre autore di canzoni, e il nonno materno, Salvatore Papaccio, un eccellente tenore napoletano – primo esecutore di famosissimi brani tra i quali La Leggenda del Piave di E.A. Mario – e uno degli interpreti preferiti di Pietro Mascagni e Riccardo Zandonai.

È in questo clima intriso di musica che, in un giorno particolarissimo, viene alla luce Sergio: è  il 7 settembre, la data in cui a Napoli viene celebrata la festa di Piedigrotta, un evento tramandato da antica tradizione e intriso di magiche atmosfere, divenuto, nel tempo, la festa della musica napoletana.

Il piccolo Sergio impara a leggere e a scrivere la musica prima ancora di parlare e si rivela anche un precocissimo pianista-compositore: la sua Opus n.1, Serenatina delle Campanelle per pianoforte, risale infatti al 1957, quando aveva solo tre anni. A questa seguiranno Ave Maria per baritono, coro maschile e organo e Petit, quintetto d’ottoni, ambedue del 1959, nelle quali Rendine già scrive per strumenti traspositori come la tromba e il corno.

Il padre, colpito da tale precocità, affida il figlio alle cure musicali di Vera Luzzatto, moglie dell’allora direttore artistico del San Carlo di Napoli, pianista e didatta.

A soli cinque anni Rendine esegue il primo Concerto per pianoforte e orchestra di L.V. Beethoven con l’Orchestra del San Carlo diretta da Ferruccio Scaglia, anch’egli, a suo tempo, un enfant prodige. Il successo di quell’evento è tale che Furio Rendine prende la decisone di non esporre il figlio così piccolo all’interesse degli agenti teatrali, già pronti ad accaparrarsi l’esclusiva dello straordinario pianista-bambino. Ritiene opportuno tutelare il figlio da ripercussioni che potrebbero alterare gli equilibri necessari a un’armoniosa crescita accademica, col rischio di compromettere il futuro artistico di un raro e delicato talento. Da quel momento, infatti, fino al 1971, di Sergio Rendine si hanno esclusivamente opere di scuola e alcune favole musicali scritte per la casa editrice del padre.

Il primo lavoro pubblico di Rendine porta il numero di catalogo RC30: Memoria, per pianoforte e luce, eseguito alla presenza di Goffredo Petrassi, al Beat 72, storico Teatro underground romano che vide la nascita e la collaborazione di artisti quali Carmelo Bene, Memè Perlini, Giorgio Barberio Corsetti e Mario Martone. In questo fervido laboratorio di ricerca musicale, Sergio Rendine conosce colui che sarebbe presto diventato il suo maestro di composizione, Domenico Guaccero.

Dopo il Liceo classico e il Conservatorio, intrapreso il percorso universitario, Rendine, pervaso di curiosità e voglia di innovazione musicale, si dedica intensamente allo studio e alla ricerca.

Grazie a Guaccero viene inserito come componente effettivo nel gruppo di musica elettronica Musica ex machina, insieme ad Alvin Curran, Luca Lombardi e lo stesso Guaccero, ed entra nell’associazione Nuova Consonanza dove stringe una forte amicizia con Ennio Morricone che durerà per tutta la vita. Nello stesso anno Rendine segue Guaccero nella classe di Composizione del Conservatorio dell’Aquila, dove conosce un altro giovane docente, Gianluigi Gelmetti che sarà, in seguito, uno dei maggiori interpreti della sua musica.

Nel 1971 Paolo Dossena, un celebre produttore di musica leggera, scoperto il talento musicale di Sergio, stipula per lui un contratto con la RCA italiana. Il giovanissimo compositore abbandona parzialmente la musica colta per dedicarsi a quella leggera, realizzando così molti arrangiamenti di successo, colonne sonore per il cinema e musica di scena per il teatro.

Sono anche anni di doloroso distacco dal maestro Domenico Guaccero, che lo vede come un talento ormai perduto nell’industria.

Rendine soffre molto per questo giudizio, ma ha la necessità di mantenersi avendo interrotto i rapporti con la famiglia d’origine ed essendosi sposato a soli 19 anni con Adriana, figlia del famoso cantante napoletano Sergio Bruni. Tale tormento lo porterà, alla fine degli anni Settanta, a prendere la decisione di lasciare il mondo redditizio della musica di consumo per ritornare alla vocazione primaria della musica d’arte e, di conseguenza, dal suo maestro, Domenico Guaccero.

Successivamente, Rendine ha costanti incontri didattici con Goffredo Petrassi al quale consegna una nuova composizione al mese. Il grande compositore nota in lui uno spiccato talento per l’Opera e per il Teatro musicale.

Risale al 1985 il primo balletto Dopo le scale, per la coreografia di Joseph Fontano ed Elsa Piperno e con debutto al Teatro Olimpico di Roma.

L’anno successivo la RAI trasmette il Capriccio per clarinetto e Orchestra, brano commissionato a Rendine da Giocchino Lanza Tomasi, allora Direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma.

Su suggerimento dello stesso Rendine, a dirigere l’orchestra viene chiamato Gianluigi Gelmetti. Il concerto prevede, oltre al Capriccio, Ma Mére l’Oye di M. Ravel e la suite da West Side Story di Bernstein. La durata complessiva del programma risultava troppo lunga per i tempi televisivi previsti dalla RAI e la composizione di Rendine sembrava destinata a essere esclusa dalla trasmissione, ma interviene Lucia De Laurentis, allora responsabile delle trasmissioni RAI riguardanti la musica classica, che, colpita dalla qualità del Capriccio, lo fa inserire nel programma. Gianluigi Gelmetti dirige questo brano in Italia e in Germania. Molti sono i solisti che lo hanno eseguito: Dirk Altmann, Vincenzo Mariozzi, Antony Pay, Richard Stoltzman.

Nel 1987, Pinotto Fava e Fabio Borrelli, funzionari della RAI, gli commissionano Alice, Opera Radiofonica in 126 quadri, che Rendine scriverà in collaborazione con Arturo Annecchino: si tratta di una rappresentazione esclusivamente sonora del romanzo Alice in the Wonderland di Lewis Carroll, concepita in spezzoni (stripes radiofoniche) di cinque minuti ciascuno, trasmessi quotidianamente in radio. Nello stesso anno Roberto De Simone, direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli, commissiona a Rendine quello che diverrà il secondo Balletto del suo catalogo, Lucia!, con la coreografia di Micha Van Hoecke, artista della compagnia di Bejart che aveva fondato una sua compagnia in Italia. Rendine sviluppa un lavoro estremamente articolato e multiforme, con l’uso di un nastro magnetico in quadrifonia, ideato per creare sonorità in grado di avvolgere il pubblico presente in sala. L’organico strumentale prevede anche una piccola orchestra d’archi, legni, cantanti, banda e strumenti in scena.

Lucia! riscosse un gran successo per tutte e sette le recite in cartellone.

Questo periodo artisticamente prolifero e sereno fu turbato dalla perdita del padre che, il 22 febbraio 1987, muore a soli 67 anni. Rendine, già colpito dalla morte del suo maestro Domenico Guaccero nel 1984 e dalla scomparsa del suo Maestro spirituale Libero Samale nel 1985, ne rimane profondamente scosso. “In una manciata di mesi ho perso i miei tre padri e ho dovuto ricostruire questa trinità in me per poter ripartire – avrebbe ricordato in seguito – Ormai ero solo, senza più qualcuno che si frapponesse tra me e il cielo. Ero solo sotto la volta celeste”.

Nel 1987 e nel 1988 Rendine celebra quel triplice lutto con due composizioni per grande orchestra. La prima è Hermes 594, eseguita all’Opera di Francoforte il 17 gennaio 1988, poi eseguita da alcune delle più importanti orchestre internazionali: Orchestra della BBC di Londra, SDR Süddeutscher Rundfunk, Orchestra Sinfonica della Radio di Stoccarda, Orchestra Sinfonica della RAI di Roma, Orchestra Sinfonica Nazionale di Praga, Chicago Symphony Orchestra. La seconda composizione è Passacaglia, commissionata dall’Orchestre Philharmonique de Montecarlo ed eseguita il 16 ottobre 1988, anch’essa riproposta da altrettanto celebri orchestre europee quali la  WDR  Westdeutscher Rundfunk, l’Orchestra Sinfonica della Radio di Amburgo,l’ Orchestra Sinfonica Nazionale di Praga, l’Orchestre Philharmonique de Radio France e dalla Orchestre de la Suisse Romande. Nello stesso periodo Rendine compone anche alcuni brani da camera, sempre impregnati dello stesso clima luttuoso, il cui centro d’espressione è la perdita e la conseguente solitudine.

Il 1988 è anche l’anno in cui il mimo e coreografo Lindsay Kemp ascolta una puntata dell’Opera radiofonica Alice e ne rimane assai colpito. Non sapendo chi sia l’autore, Kemp si rivolge a Vittoria Ottolenghi, celebre critica di Balletto, che lo mette in contatto con Rendine. I due artisti si incontrano e, con un lavoro di sintesi, realizzano la versione teatrale di Alice, un balletto che vede la luce il 15 gennaio 1988 presso il Teatro Metastasio di Prato. Ne segue una tournée internazionale della durata di quattro anni. La suite dal balletto fu insignita del premio Hondas di Barcellona e del premio speciale della critica al Prix Italia.

Nel 1988 nasce il figlio Tommaso, a cui Rendine dedica un brano per archi, Toys. Superato definitivamente il lutto dei “Padri”, il compositore scrive alcuni brillanti brani cameristici, tra cui un divertente Ottetto per fiati.

La ritrovata serenità rende maturi i tempi per una nuova grande produzione di Opera radiofonica. L’occasione è creata dalla nascita dell’Unione Europea. Rendine aveva da sempre sostenuto che l’Unione Europea, prima di essere un’unione monetaria, dovesse essere un’integrazione di culture differenti. Questo aspetto è il fil rouge della stesura de La Bell’ Europa: una storia che intreccia il mito di Europa rapita da Zeus con il mito di Cadmo e Armonia, contaminata da riferimenti zodiacali, ermetici, alchemici e cristiani, frutto degli approfonditi studi extramusicali del compositore.

Alle 52 domeniche dell’anno vengono aggiunte 11 ricorrenze del calendario cristiano, trasformate nel nuovo mito europeo inventato da Rendine. Nel giorno del Venerdì Santo si celebra la morte di Europa, la Domenica di Pasqua la resurrezione dello spirito di Europa nel corpo di Armonia, e così via, risignificando le principali feste cristiane. Una forte componente di cultura esoterica taglia la narrazione, divisa in quattro Cantiche, ciascuna dominata da una regina degli Elementi con associata una vocale: Regina della Terra, ovvero Regina degli Gnomi, vocale magica dominante “O”; Regina dell’Acqua, ovvero Regina delle Ondine, vocale dominate “E”, e così di seguito, celebrando nei Solstizi e negli Equinozi le Regine dei Quattro Elementi e le creature elementali a loro sottomesse. Musicalmente Rendine crea 63 Lieder, ognuno della durata di circa sei minuti, utilizzando come testo cantato poesie dei maggiori poeti europei, tra cui Goethe, Kavafis, Garcia Lorca e Emily Dickinson, scelte da Dino Villatico, scrittore e critico musicale, che inserisce anche alcune sue poesie sul tema trattato nella Lieder-Opera. A questo connubio tra mito antico e musica, il Professor Bodo Guthmὓller della Philipps-Univeritat di Marburg ha dedicato un saggio dal titolo Mito Antico e Identità Culturale Europea a proposito del Poema Radiofonico La Bell’ Europa di Sergio Rendine. Il lavoro, della durata complessiva di 6h e 30’, è musicalmente complesso. Il 63° e ultimo Canto, ad esempio, è caratterizzato da un quartetto in cui le quattro Regine degli Elementi ripetono contemporaneamente i loro quattro canti, composti uno in relazione all’altro, in un ampio contrappunto a quattro parti che indica l’incrocio degli Elementi, ovvero la Stella di Davide – Sigillo di Salomone. L’opera viene trasmessa da RAI Radio-tre e dalla UER, l’Unione di tutte le Radio europee.

Dopo una presenza al Festival di Salisburgo con il Concertino per la Notte di San Giovanni, Rendine approda, memore del giudizio di Goffredo Petrassi, alla sua prima opera lirica: Un Segreto D’Importanza ovvero la faticosa vecchiaia di W.A. Mozart, su un geniale libretto di Lorenzo Arruga, che adatta una sua pièce teatrale che era stata interpretata da Gino Negri nella parte di Mozart. La storia è quanto mai singolare: un gruppo di turisti va a visitare la casa di Rossini a Pesaro e, nei vari luoghi, una guida spiega quello che storicamente avvenne. Nel libretto dell’opera la versione storica è considerata  “falsa” mente la “verità” viene raccontata con dei flash-back: il vero diventa falso e il falso, nella fantasiosa versione dei fatti, diventa verità. Questo lavoro ha la sua prima assoluta all’Opera di Montecarlo, diretta da Gianluigi Gelmetti sul podio dell’Orchestra Filarmonica di Montecarlo. Gli interpreti sono: Barbara Frittoli nel ruolo di Isabella Colbran, Francesco Piccoli nel ruolo di W. A. Mozart, Josè Fardilla nel ruolo di Gioachino Rossini, Debora Beronesi nel ruolo della guida turistica. Il Segreto è tra le opere più rappresentate di Sergio Rendine.

Tra il 1992 e il 1994 Rendine segue personalmente i più importanti allestimenti di questo suo lavoro, come quello al Festival di Schwetzingen, lo stesso teatro dove Mozart aveva suonato da fanciullo, e la prima italiana al Teatro Comunale di Treviso, diretta da Massimo de Bernart.

Nel frattempo Rendine cambia editore passando dalla casa RICORDI alla Warner Bros che, in Italia, decise di occuparsi di musica classica attraverso l’etichetta B&W. Il primo lavoro con il nuovo editore è una composizione realizzata con strumenti elettronici, cantanti e cori: Il Poema Mediterraneo, opera in tre atti, da un’idea di Salvatore Fiume, celebre pittore e grande amico di Rendine, che ne realizza anche i bozzetti di scena, anche in vista di una presentazione dell’opera al sovrintendente del Metropolitan Opera House di New York, che non potrà avvenire per la morte di Salvatore Fiume. Rendine decide di non pubblicarla e ne permette un unico passaggio radiofonico che avrà un notevole riscontro di pubblico.

Nel 1994 la produzione di Rendine è particolarmente intensa con composizioni di Musica sinfonica, Musica da camera e di Musica sacra. Doppio Concerto per violino, pianoforte e grande orchestra viene eseguito per la prima volta il 26 ottobre 1995 dalla SDR di Stoccarda, diretto da Gianluigi Gelmetti con Salvatore Accardo al violino e Michele Campanella al pianoforte. Nello stesso anno Rendine scrive Et vidi coelum novum in due diverse versioni: la prima, concepita per voce di soprano e vibrafono, i cui primi interpreti saranno Katia Ricciarelli e Maurizio Trippitelli, l’altra per voce di sopranista, vibrafono e orchestra d’archi, interpretata da Radu Marian.

Sergio completa anche la sua terza grande opera radiofonica, Marconi. Questa composizione, della durata di ben 3h,15’, è strutturata in 13 quadri-puntate. La vita romanzata di Marconi, resa poetica dallo scrittore Oliviero La Stella ed elaborata da Rendine, viene raccontata dall’attrice Milena Vukotic. Questo lavoro viene commissionato da Radiotre come tributo della RAI ai festeggiamenti per il centenario delle trasmissioni dei primi segnali radio. La post produzione dell’opera viene realizzata negli studi della Rai Corporation di New York.

In questo periodo il compositore scrive anche un brano per violino e archi, Serenata, per Salvatore Accardo e l’Orchestra da Camera Italiana, due poemetti in napoletano antico di Luciano Villevielle Bideri e Ҫaira, 12 sonetti di Giosuè Carducci, in un ciclo di sei puntate radiofoniche in forma di melologo, recitati da Marisa Fabbri.

Compone anche Exultate, per due voci naturali e Orchestra, eseguita per la prima volta in Piazza Grande a Bologna il 2 agosto 1996, nel concerto commemorativo della strage alla stazione.

L’anno successivo Rendine realizza un altro Balletto in due atti: Orlando, dal romanzo di Virginia Wolf, con la coreografia di Robert North e la drammaturgia di Vincenzo De Vivo.

A commissionarlo è il Teatro dell’Opera di Roma che ne vede la prima rappresentazione il 13 maggio 1997, diretta da Vittorio Parisi. L’anno successivo viene riproposto al Teatro Bolscioi di Mosca. Protagonista è Carla Fracci mentre  la voce recitante è Marisa Fabbri. Questa è la trama: il personaggio principale, un giovane aristocratico della corte di Elisabetta I d’Inghilterra, cade in continue catalessi dalle quali si sveglia ogni volta in epoche diverse, cambiando sesso, in una continua alternanza di atmofere: dalla Londra elisabettiana a quella seicentesca dei filosofi, dal Settecento scarlattiano all’ Ottocento coloniale, dal Romanticismo di sapore irlandese, fino a un primo Novecento tutto parigino. Questo viaggio attraverso il tempo mantiene uno stile unitario con sonorità dai colori maschili e femminili associate alle mutazioni di sesso della protagonista.

Nel 1998, per la Città del Vaticano, la Melos Art di Roma commissiona a Rendine una Cantata per celebrare il ventennale del Pontificato di Giovanni Paolo II. Dopo aver già scritto nel 1999 una Missa Pro Beatificatione in onore di Padre Pio da Pietrelcina per la RAI, nello stesso anno Rendine viene chiamato a una seconda  composizione per lo stesso Padre Pio, nel frattempo proclamato beato dalla Chiesa: La Missa De Beatificatione, commissionata dal Comitato di Beatificazione di Padre Pio, eseguita il 2 maggio 1999 nella Sala Nervi della Città del Vaticano e trasmessa in mondovisione. Il testo è tratto dall’epistolario di Padre Pio e adattato dal musicologo Francesco Zimei. Il protagonista vocale è Jose Carreras, accompagnato da un’imponente orchestra, con due cori e strumenti antichi ed etnici. Le voci recitanti sono Paolo Ferrari, Massimo Dapporto, Walter Maestrosi, Maria Rosario Omaggio e Gaia De Laurentis. Ritmi e temi del mondo contadino si mescolano alla grande tradizione sinfonico corale e a una scrittura dissonante fatta di clusters in movimento, con improvvisi strappi orchestrali.

Successivamente a questo evento, Rendine scrive un melologo per voce recitante e orchestra su una fiaba di Lorenzo Arruga, La Favola delle Quattro Prove, eseguita al Festival di Ravenna da Ivano Marescotti con la direzione di Jan Latham Koenig.

Nel 2000 Rendine crea un altro affresco sinfonico corale commissionatogli per il Venerdì Santo del Giubileo del 2000: Passio et Resurrectio, per grande orchestra, coro e solisti, di cui si parlerà più ampiamente in questa pubblicazione e che avrà una diffusione internazionale grazie al CD pubblicato dalla Naxos.

In seguito Rendine si dedica alla realizzazione della sua seconda opera, in tre atti, commissionata dal Teatro dell’Opera di Roma: Romanza- una favola romana, che vede la prima esecuzione il 21 novembre 2002, al Teatro Costanzi, con Amii Stewart e Vittorio Grigolo, sotto la direzione di Will Humburg. Il libretto di Egale Cerroni mette in scena una storia di angeli sul cielo di Roma in un mondo fluttuante tra il fantastico, la poesia e la cruda realtà, uno spaccato degli anni Settanta con un voluto colore fiabesco, e questo nel momento in cui l’umanità sta vivendo i postumi di quel grande trauma che era stato l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Cerroni e Rendine capiscono che il mondo non sarà più lo stesso e propongono una cura a base di fantasia, sogni, lealtà, sacrifici e amore: valori che l’umanità sta rischiando di perdere e che devono pertanto essere protetti e cantati.

Il racconto fantastico si apre in una mattina della vita quotidiana romana nella quale si materializzano due figure vestite di bianco: due angeli discesi sulla terra, Aniel, il maestro, e Jelel, il giovane discepolo di colore. Essi arrivano tra noi per compiere una missione: assistere il Papa, che gli autori identificano nella figura di Giovanni Paolo I, in punto di morte. Una legge suprema, che viene annunciata nell’opera, recita che, se un uomo muore nella solitudine, non assistito dall’amore di un altro essere umano, morirà dannato. Al Papa, però, sono riservati gli angeli. Nell’attesa del momento della missione, vagabondando tra i tetti di Roma, i due osservano una scena particolarmente pietosa: una giovane donna di colore, una cameriera di nome Maria, viene maltrattata dalla padrona di un ristorante; non integrata nel tessuto sociale, la giovane vive nella solitudine e nel sogno dell’incontro dell’anima gemella. Non sa dov’è, non sa se arriverà mai, ma ne canta l’amore e la speranza. I due angeli, in particolare Aniel, rimangono affascinati, incuriositi e toccati dalle vicende di questa creatura terrena. La trama si complica attraverso una serie di avvenimenti che toccano sempre più il cuore di Aniel che, pur non riconoscendone la natura, comincia a provare un amore diverso da quello universale, ovverosia quello tipico degli esseri umani. Combattuto tra la sua natura angelica e il suo desiderio di amore terreno, cade in un tormento profondo. Dopo un lungo travaglio, decide di diventare un angelo caduto; perdendo l’immortalità, dovrà conquistare l’amore di una creatura terrena che possa assisterlo in punto di morte. Il primo atto si chiude su un coro fuori scena di angeli che cantano “Addio”, il coro di congedo a tutti coloro che decidono di farsi angeli caduti. Aniel scende dunque sulla terra.

Il secondo atto si apre con alcune vicende del novello uomo Aniel che, caduto in Piazza San Pietro, si risveglia davanti a un venditore di giornali; dopo aver subito l’intervento di singolari e comiche guardie svizzere, riesce finalmente a trovare la sua Maria. Ora che non è più invisibile, si manifesta a lei che lo riconosce subito come l’uomo da sempre sognato. Nasce un tenerissimo duetto, Il duetto dei colori, in cui Maria insegna all’amato a riconoscere i colori e a coglierne il  significato.

L’atto si chiude con un colpo di scena comico.

Il terzo e ultimo atto si apre su un’alba romana, con un barbone che canta una canzone dedicata al padre, pensiero di Rendine rivolto al genitore. Successivamente Aniel e Maria decidono si rivolgersi a un Onorevole per rammentargli le promesse di lavoro fatte a Maria; ma un gruppo di terroristi aveva organizzato un attentato mortale proprio contro quel politico così, quando Aniel e Maria vanno ad incontrarlo, incappano proprio nel momento dell’attentato che sarà una vera e propria strage.

Da un angolo appartato, Aniel vede Maria che perde sangue e l’accoglie tra le sue braccia cogliendo le sue ultime parole, sussurrate con voce affaticata e morente: i versi più teneri del duetto d’amore dei colori. Sul colore nero, gridato disperatamente da Aniel, Maria spira e la musica si impregna di una sonorità drammatica e commovente che cresce quando, portate vie le vittime e i feriti, Aniel si accorge di essere ferito a sua volta, e in punto di morte. Sta per rassegnarsi a morire solo e dannato per sempre quando, da  lontano, arriva l’inconfondibile canto che gli angeli fanno quando decidono di cadere: qualcuno sta scendendo sulla terra.Chi sarà mai? È Jelel,  il giovane discepolo  di Aniel che, dopo aver compiuto la sua importante missione, decide di perdere la sua immortalità e di farsi uomo per assistere il suo maestro in punto di morte. Così lo tiene tra le braccia e con parole pregne di amore, rispetto e dignità, bagnandolo con le sue lacrime, lo assiste nel trapasso salvandogli l’anima.

Jelel, divenuto uomo, andrà incontro al suo destino sperando di guadagnarsi l’amore di una creatura umana. La scena viene interrotta da una voce urlante che annuncia ai quattro venti che il Santo Padre è morto nella notte. Romanza- una favola romana ebbe sette recite al Teatro dell’Opera.

Un mese dopo il debutto di questa commuovente opera, ovvero a dicembre del 2002, il compositore sarà colpito da un gravissimo lutto: la morte improvvisa della madre. Sergio cade allora in uno stato di profondo dolore che lo tiene per diverso tempo lontano persino dalla  musica e che lo affatica al punto da provocargli un infarto. È  l’11 febbraio del 2004. Rendine è costretto a sospendere temporaneamente la direzione artistica del Teatro Marrucino, che aveva assunto nel 1998, e che riprenderà dopo alcuni mesi di convalescenza e di riabilitazione. Tornato al lavoro, su commissione dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, il Maestro comporrà Sinfonia n.1, in tre movimenti.

In questo periodo Rendine costruisce anche una partnership tra il Teatro Marrucino e la casa discografica Naxos che porterà alla pubblicazione delle registrazioni della sua Passio et Resurectio, di Turco in Italia di Rossini, e della versione italiana de La Figlia del Reggimento di Donizetti. Nel frattempo Marzio Conti, direttore stabile dell’Orchestra del Teatro teatino, assume la carica di direttore musicale dell’Orchestra della Repubblica di Andorra. Tra le autorità dello Stato pirenaico e Sergio Rendine nasce un rapporto profondo di cui sono testimonianza Sinfonia n.2, detta Andorrana, e l’opera Le somni de Carlemany. La Sinfonia n.2, in tre movimenti – ciascuno ispirato alle melodie tradizionali d’Andorra – viene eseguita a Madrid. La partitura di Le somni de Carlemany, divisa in quattro atti, è consegnata da Rendine al Ministro della cultura di Andorra durante una cerimonia ufficiale avvenuta a Chieti nel 2009: l’opera è destinata ad un tour internazionale che verrà sospeso per l’imprevista caduta del governo della Repubblica di Andorra. A tutt’oggi non ha ancora visto la luce.

Nel 2009 Rendine, che vive e lavora a L’Aquila, è testimone di una grande tragedia quando, la notte del 6 aprile, la terra trema distruggendo gran parte della città. In quel periodo il compositore sta scrivendo un nuovo Oratorio commissionatogli per la chiusura dell’Anno Paolino dalla stessa Basilica e dall’associazione romana del Festival di Pasqua, da eseguirsi nella Basilica di San Paolo fuori le Mura di Roma. Durante il sisma, sul manoscritto in lavorazione aperto su di un tavolo, cade di tutto: bottiglie di liquore, calcinacci e tanto altro ma il caso vuole che l’inevitabile macchia sui fogli aperti faccia uno strano percorso saltando accuratamente ogni segno tracciato dalla matita di Rendine, chiavi musicali comprese. La partitura, dunque, non subisce alcun danno rimanendo perfettamente leggibile. Il compositore vuole dare a questo Oratorio un titolo che sia riferibile alla storia di San Paolo e che contenga anche un messaggio di speranza per le vicende aquilane. Lo chiama Cadens Revixit, riferendosi sia alla conversione di San Paolo caduto da cavallo, sia alla città dell’Aquila, con l’augurio che  risorga migliore di prima. In seguito al terremoto, Rendine interrompe parzialmente la sua produzione musicale e impegna molto del suo tempo a sostenere i suoi allievi colpiti dal sisma. Per i due anni successivi al terremoto contribuisce alla riorganizzazione della mensa dei poveri, di cui è presidente, e sostiene l’assistenza psicologica per tutti coloro che hanno subito uno grave shock per il sisma. Nel frattempo si dedica a nuove composizioni: il Doppio Concerto 2 per violino, violoncello e orchestra, un piccolo cantico per coro e orchestra tratto dall’opera Carlemany e laTavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto, che Rendine mette in musica, stimolato dai suoi amici della S.P.H.C.I. Fr+Tm+ di Miriam, una catena terapeutica a distanza, depositaria degli insegnamenti originali dell’esoterista ottocentesco Giuliano Kremmerz (al secolo Ciro Formisano), che cura i sofferenti a distanza. Questo brano, nato per controtenore e un piccolo gruppo cameristico, viene trasformato nel 2012 in una grande Cantata per coro e orchestra commissionatagli dal Teatro Lirico di Cagliari.

Nel 2013 compone O Signore che guidi le genti, un inno per coro e orchestra di fiati su testo di Fernando Rucci e realizza, anche in qualità di esecutore, un lavoro discografico per pianoforte solo con la CNI (Compagnia Nuove Indye).

L’anno successivo la Filarmonica di Montecarlo vuole celebrare la favola italiana di Pinocchio e chiede a Rendine di creare una composizione in due parti da eseguirsi in due diverse serate. Sergio, curando anche il testo, realizza il suo Pinocchio in forma di melologo, con voce recitante, solisti e grande orchestra. Così nasce Pinocchio di cui in seguito sono riportate alcune parti tratte dal manoscritto originale.

Nel 2015 Rendine compone una Toccata per fiati per i solisti della Filarmonica di Berlino.

Nello stesso periodo insorgono alcuni problemi di salute e il compositore si trova a doversi  separare dalla sua compagna. Provato da questo distacco, trova ospitalità in un piccolo convento nel quale viene accolto e curato per i sopraggiunti problemi di deambulazione e di ridotta capacità visiva. Il compositore non rinuncia di certo  alla musica e scrive quattro Messe per voci e organo chiamate Messe Popolari (in Do, in Re, in Si minore – Funebre, in Sol – di Natale) e un gran numero di mottetti per voci e organo. Scrive anche un Oratorio: Francesco (Amor Mundi) per voci recitanti, soli, cori e orchestra.

Ristabilitosi, nel 2020 si trasferisce in una casa di campagna nelle colline del pescarese, dove  continua la sua attività musicale.

Dal 2021 è Direttore artistico del Pescara Liberty Festival e produttore di giovani artisti. Lavora su Pentaphonicon, un’Opera-Musical basata su una storia di Egale Cerroni, suo storico librettista. La composizione contiene cinque Arie ciascuna delle quali è caratterizzata da parole contenenti una sola vocale dell’alfabeto.

Sergio Rendine, con la sua musica fatta di libertà, di generi e di linguaggi diversi tra loro, continuando a esprimere il suo indiscutibile talento, nutrito di inesauribile energia creativa e artistica si spegne il 21 Aprile 2023, lasciando un’eredità musicale di altissimo  livello e valore.

Mimmo Malandra

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