Il Bebop ha rappresentato una svolta epocale nella storia della musica jazz grazie alle rivoluzionarie visioni di geni come Charlie Parker e Dizzy Gillespie tra il 1945 e il 1948. Questo breve arco di tempo condusse alla nascita di un movimento diviso in due fasi distintive: la prima , dominata da Parker, Gillespie e Bud Powell fino al 1947, e la seconda in cui emersero nuovi talenti come Theolionus Monk, Tadd Dameron e Fats Navarro, che contribuirono a modellare ulteriormente il linguaggio innovativo del Bebop.

Con il passare degli anni ’50, il Bebop si diffuse in diverse forme e ritmi, mantenendo vive le sue radici grazie all’impegno di pionieri come Bud Powell e Tadd Dameron.Nello stesso periodo in California musicisti  come Dexter Gordon e Wardel Gray  costruirono una scena sempre più emergente in cui il Bebop trovò nuova linfa.

L’essenza del Bebop fiorì principalmente a New York, soprattutto nella famosa 52nd Street, mentre sulla West Coast la sua evoluzione appariva più regolare e ininterrotta. Le influenze cruciali di Gillespie e Parker, quest’ultimo con una breve parentesi in California tra il 1945 e il 1947, si fecero sentire profondamente. Le produzioni discografiche dell’etichetta Dial giocarono un ruolo significativo nel diffondere il Bebop.

La tecnica di improvvisazione caratteristica del Bebop, sebbene talvolta definita come semplice “Jazz”, è in realtà un complesso intreccio di improvvisazioni solistiche con una profonda base compositiva evidente nelle opere di Parker, Gillespie, Powell e Monk.

In generale la musica Bebop si avvale di un forma di chorus disadorna accentrata sul giro armonico sul quale poi si improvvisa, come già si faceva nelle jam session. Ma nel Bebop vengono inserite delle novità, come ad esempio la ripetizione conclusiva del tema iniziale, che nelle precedenti forme da ballo non c’era. La struttura simmetrica Tema-assolo-tema divenne fondamentale e si diffuse poi come regola esecutiva in tutto il jazz.

Un’altra caratteristica (procedimento formale) del Bebop è l’uso del mascheramento, che precedentemente era poco diffuso. Lo si trova in I Got Rhythm, che ha 10 mascheramenti ed ha il giro armonico più sfruttato in assoluto nel Bebop. Un altro esempio di mascheramento è fornito dall’uso della struttura armonica di How High The Moon, dove Charlie Parker ha generato le melodie di Ornithology e Bird Love. La stessa cosa avviene su Just You And Just Me, la cui griglia armonica fornisce lo spunto per Evidence di T. Monk.

Charlie Parker usò i mascheramenti in ben 16 sue composizioni. Queste includono Ornithology, che prende in prestito la progressione di accordi dello standard jazz  How High The Moon e  Moose The Mooche  basato sulla progressione di accordi di I Got Rhythm.                              

La pratica del mascheramento era usata anche prima del Bebop, ma poi divenne una caratteristica peculiare di questo linguaggio. Musicisti e compositori , infatti, non si limitarono più solo ad arrangiare standard popolari , ma iniziarono a creare proprie nuove ed inedite composizioni.         

   In assoluto, il più famoso mascheramento di Parker è Ko Ko, che si basa sui cambi di accordi del popolare brano Cherokee, scritto da Ray Noble. Un altro mascheramento di Parker è presente anche in Donna Lee, elaborata sul giro armonico di Back Home Again in Indiana.

La forma canzone e l’uso del mascheramento sono dunque le caratteristiche fondamentali del Bebop, mentre i temi, invece, possono essere anche molto diversi tra loro per carattere espressivo e dinamico. Si passa, infatti, da Ko Ko, che è un’astrazione geometrica, al nervosismo giocoso di Anthropology,  fino ad arrivare alla malinconia drammatica di Bebop. Un importante contributo nell’elaborazione musicale del Bebop lo si deve ai pezzi cubani di Dizzy Gillespie, in particolare a Wood In You e Con Alma. Questi brani furono innovativi nelle successioni armoniche: in Wood In You  Gillespie introdusse una successione di accordi semidiminuiti che scendevano verso la tonica, mentre in Con Alma (uno dei brani più belli della stagione dell’afro-cuban-pop) introdusse l’ingegnoso basso con i rivolti che scorre come un contrappunto nel tema.

Il miglior legame tra swing e bop lo si deve a Tadd Dameron, che introdusse nella scrittura per    Big Band variazioni armoniche, distorsioni  melodiche e la ripetizione del tema per concludere l’esecuzione di un brano. A lui si deve anche la connessione tra orchestre e piccoli gruppi, ben espressa nella partitura di Cool Breeze, un blues scritto per orchestra, poi ripreso da Gillespie.                

Una delle novità più rilevanti nel fraseggio Bebop fu la velocità, che divenne un tratto fondamentale ed assunse anche una funzione più empatica: quella di  veicolare le emozioni del musicista. Se si ascolta l’assolo di Parker in Ko Ko, infatti, la velocità del fraseggio trasporta l’ascoltatore in un’escursione vera e propria che va dalla gioia all’angoscia, in un turbine di emozioni contrastanti.

Un’altra importante innovazione del Bebop riguarda l’armonia tonale che arricchisce i fraseggi di nuove tensioni armoniche: none, undicesime, tredicesime e relative alterazioni.

I boppers  non composero nuovi giri armonici, ma continuarono ad attingerli dalla canzone americana con cui erano cresciuti. Attraverso la loro ricerca sulla vecchia musica, infatti, trassero spunto per inserire le estensioni dissonanti, gli accordi semidiminuiti e il ritmo armonico sostenuto. Parker, Gillespie, Dameron e Monk, infatti, immaginavano il giro armonico come un percorso ad ostacoli: più numerosi e complessi erano gli accordi, più forte era lo stimolo ad improvvisare. Così iniziarono ad inserire anche le sostituzioni nella scrittura di brani.

Ciò che contraddistingue i solisti del bop e li differenzia dai loro maestri più anziani è una marcata discontinuità nel fraseggio. Le frasi possono interrompersi in qualunque punto della battuta e riprendere in un momento qualsiasi deciso dall’esecutore, cambiando registro e procedendo melodicamente verso una direzione  che apparentemente potrebbe sembrare incongrua. Infatti i boppers crearono linee lontane dalla concezione tradizionale di melodia. In particolare Charlie Parker e Dizzy Gillespie furono i primi ad improvvisare con questo stile che ha, però, una sua coerenza esecutiva. Analizzando gli assoli di Parker, infatti, molti  musicologi ne hanno colto la logica, notando che questi seguono una sorta di continua curva discendente. Solo in apparenza le frasi salgono e scendono, ma in realtà queste vengono eseguite dall’acuto al grave, attraverso linee inconsuete e complesse che vengono marcate da snodi melodici, armonici e ritmici ben connessi tra loro. Invece l’aspetto ritmico è correlato alla variabilità del fraseggio, agli accenti, alle pause e alle riprese sia nei tempi rapidi, sia nei tempi lenti. Tutto ciò va a stimolare una nuova interazione del solista con la sezione ritmica, portando quindi tutti i musicisti del gruppo ad un dialogo paritetico e multidimensionale.

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